DIRITTO AL DISSENSO - LE PROPOSTE DEL CONTROSSERVATORIO VALSUSA



Controsservatorio Valsusa


Proposta


Diritto al Dissenso

Una società della cura, realmente alternativa a un sistema che tutto subordina all'economia del profitto, non può non riconoscere e tutelare il diritto al dissenso.


Se c’è un criterio discriminante tra la democrazia e il dispotismo, questo è la maggiore o minore quantità di spazio riservato al dissenso": il monito di Norberto Bobbio è più che mai attuale quando, come oggi, diritti e partecipazione sono considerati ostacoli più che risorse e il conflitto sociale più che essere governato dalla politica viene semplicemente represso. 


La Val di Susa è solo un esempio ma è anche un laboratorio in cui vengono sperimentate nuove tecniche per contenere il dissenso e reprimere un conflitto sociale in cui la posta in gioco non è un treno ma un modello di società: da una parte la devastazione ambientale e la distrazione di ingenti risorse sottratte alla sanità, alla scuola, alla messa in sicurezza dei territori; dall'altra la difesa dei beni comuni, la tutela dei diritti e l'allargamento degli spazi di partecipazione democratica. 
In tante altre realtà territoriali e nel mondo del lavoro, soprattutto quello con minori tutele, la situazione non è diversa.


E' necessario che la politica riconosca il diritto al dissenso e spazio di espressione al conflitto sociale: in questa prospettiva andrebbero modificate le norme dei decreti sicurezza che prevedono reati come il blocco stradale, che inibisce la libertà di riunione, o introducono provvedimenti come il daspo urbano, che ghettizza il disagio sociale.


Occorre invertire la tendenza per cui giudici e tribunali sempre più spesso intervengono pesantemente sulla libertà di espressione e il diritto alla protesta.


E occorre avviare con urgenza un percorso che abbia come obiettivo una amnistia sociale ricordando che all’indomani delle lotte operaie e studentesche del ‘68 questo strumento ha contribuito ad aprire una nuova fase in cui la "crescita" non guardava solo al PIL ma era intesa come emancipazione complessiva di una società democratica.