IL REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO


PER UN REDDITO DI BASE INCONDIZIONATO

di Andrea Fumagalli

Per reddito di base incondizionato (RBI) si intende un’erogazione monetaria regolare (di solito mensile) che non prevede alcuna contropartita in termini di obblighi comportamentali (ricerca del lavoro, frequenza di corso di formazione, lavori socialmente utili, ecc.) o di consumo. In un contesto economico dove il tempo di vita e le facoltà vitali sono direttamente e/o indirettamente messe a valore, la vita stessa diviene fonte di valore e produttiva di plusvalore. Se la vita viene mercificata, nessuno rimane improduttivo. 


Lungi dall'essere alla fine del lavoro, siamo al lavoro senza fine. La nuova contraddizione non è tra chi è occupato e chi no ma tra tempo di vita riconosciuto come produttivo e quindi remunerato come tempo di lavoro e il tempo di vita che, pur essendo produttivo, non viene considerato produttivo ma ozio, tempo libero, arte, ecc. 

La questione che il nuovo welfare (nel senso di “bien estar”) deve affrontare è la dicotomia tra chi ha una vita remunerata e chi no. Il RBI è quindi reddito primario, ovvero reddito di remunerazione e non solo di assistenza (o protezione sociale). Per questo è per definizione incondizionato. 


Se il salario o modalità affini rappresentano la remunerazione del tempo di lavoro certificato, il RBI rappresenta la remunerazione di quel tempo di vita produttivo non certificato né riconosciuto.  Tale RBI incondizionato deve quindi essere erogato su base individuale, a tutti i residenti (e non solo ai cittadini) e deve garantire un livello tale da consentire l'esercizio del diritto di scelta del proprio lavoro/vita ovvero strumento di effettiva auto-determinazione (la libertà di dire di no). Tale livello deve essere comunque pari se non superiore alla soglia di povertà relativa (e non solo assoluta). 


In quanto reddito primario di remunerazione (al pari del salario come reddito da lavoro riconosciuto, del profitto come reddito derivante dall'attività imprenditoriale e della proprietà dei mezzi di produzione e della rendita come reddito derivante dalla proprietà privata) rappresenta in modo diretto una quota della ricchezza sociale prodotto. Entra quindi nella distribuzione del reddito non nella sfera della redistribuzione (come spesso equivocato). 


Sulla base della ricchezza sociale, può anche darsi che il RBI non sia universale (cioè dato a tutte/i) ma venga inizialmente erogato, purché ad un certo livello, prima a coloro che si trovano nelle fasce meno abbienti della società. Sarà poi compito della dialettica dei rapporti di forza e del conflitto che ne potrà scaturire a definirne la maggior diffusione. Tale conflitto potenziale potrà svilupparsi grazie alla ricomposizione del tessuto sociale, oggi frammentato e precarizzato, che proprio il RBI, insieme ad altri strumenti, sarà in grado di promuovere.


UN MILIONE DI FIRME DA RACCOGLIERE IN TUTTA EUROPA


E’ iniziata la RACCOLTA FIRME in tutta Europa per chiedere alla UE di "introdurre un REDDITO DI BASE in tutta l’UE che assicuri a ciascuno la sussistenza e la possibilità di partecipare alla società”. 


La Commissione europea ha accettato di registrare un’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE) per l’introduzione di un reddito di base (Unconditional Basic Income). 


Se questa iniziativa riesce a raccogliere 1.000.000 di firme da almeno sette diversi paesi dell’UE entro un anno dall’inizio della campagna, la Commissione europea dovrà prendere in considerazione l’iniziativa.


L’iniziativa è stata avviata da una rete internazionale di attivisti e dalla rete europea Unconditional Basic Income Europe (UBIE).


Per firmare online: https://eci.ec.europa.eu/014/public/#/screen/home