LE PROPOSTE DEL
MOVIMENTO PER LA DECRESCITA FELICE
La “società della cura” vuole, tra l’altro, sganciare il diritto all’esistenza dignitosa dalla necessità di procurarsi un reddito da lavoro.
Per far questo non è sufficiente che trovi il modo di “uscire dall’economia del profitto” ma deve trovare il modo di non dipendere “esclusivamente” dal lavoro retribuito.
La società attuale infatti dipende dal lavoro retribuito perchè da un lato il reddito da lavoro è la forma “normale” con cui ciascun cittadino si procura (sul mercato, usando la retribuzione) tutto ciò che desidera e, soprattutto, gran parte di ciò di cui necessita per far sopravvivere se e i propri cari; e dall’altro il reddito (delle persone fisiche per il 40% e di quelle giuridiche per il 10%) è la fonte da cui lo Stato attinge per i propri bisogni fiscali, necessari per fornire (peraltro quasi sempre in forma non del tutto gratuita) i servizi ai suoi cittadini.
E’ principalmente questo il motivo che spinge la nostra società a perseguire la crescita continua dell’economia (mercantile) e dei consumi. Ed è questo il meccanismo che il capitalismo (in tutte le sue forme, ma soprattutto nelle forme multinazionali) sfrutta a mani basse per prosperare e far profitto.
In merito, per chi volesse approfondire si rimanda allo studio della Visione O&L di MDF ed al suo opuscolo divulgativo.
Scardinare questo meccanismo è quindi fondamentale per avviare il processo di trasformazione della nostra società nella direzione da noi auspicata.
Per questo motivo il Movimento per la Decrescita Felice ritiene prioritarie le seguenti 2 rivendicazioni finalizzate allo scopo di cui sopra:
Ristrutturazione del Sistema Fiscale
Il sistema fiscale deve tornare ad essere uno strumento politico e raccogliere risorse economico finanziarie per attuare con i due scopi fondanti:
ridistribuire la ricchezza garantendo a tutti una vita dignitosa (alloggio, cibo, salute, mobilità, energia, ecc…)
indirizzare la produzione ed i consumi in base ai bisogni delle comunità, evitando la produzione di merci in eccesso che si tradurranno in rifiuti ed eliminando quelli dannosi ed inutili, con una complessiva riduzione degli sprechi (di energia e di materia, a partire da forti penalizzazioni verso l’usa e getta) in logica di sostenibilità sociale ed ambientale
Il primo scopo si attua da un lato con una tassazione effettivamente e fortemente progressiva (fino eventualmente anche al 100% oltre certi livelli) sui redditi (ovviamente cumulati) sia delle persone fisiche che di quelle giuridiche e dall’altro con l’utilizzo delle risorse così raccolte per la erogazione di beni e servizi (e reddito) di esistenza universali ed incondizionati.
Il secondo scopo si attua rivalutando il ruolo politico/programmatico delle imposte indirette tramite forti differenziazioni delle aliquote IVA e di una revisione strutturale delle logiche con cui sono definite. A banale titolo esemplificativo l’IVA (o IVS) per l’acquisto di una bicicletta (tradizionale) potrebbe essere del 5% mentre per un SUV superaccessoriato dell'80% considerati i vantaggi in termini di inquinamento, ridotto consumo di risorse, risparmio di carburante fossile a beneficio delle generazioni future, ecc…. della prima rispetto al secondo. Si tratta simbolicamente di passare ad una logica di Imposta sul Valore SOTTRATTO: alle generazioni future, alla comunità, alle categorie svantaggiate, ai popoli impoveriti e colonizzati, ecc….
N.B.: Questa impostazione opera nella direzione di tenere in conto, nel Bilancio dello Stato, variabili Sociali, Ecologiche e di Genere (come previsto dal Manifesto per la Società della Cura) e aggiunge anche un riferimento alle GENERAZIONI FUTURE.
Istituzione del Servizio Civile Universale
Ai diritti di cittadinanza corrispondono sempre dei doveri di cittadinanza che, oggi, vengono considerati assolti se si è “un onesto lavoratore” (retribuito). Avere una occupazione e pagare le tasse con il reddito derivante da questa occupazione è considerato l’unico dovere imprescindibile per ogni “buon padre di famiglia”. Anche andare a votare non è considerato socialmente altrettanto importante e tanto meno impegnarsi nel volontariato.
L’introduzione del Servizio Civile Universale, da prestarsi sin dall’infanzia (nella forma ad esempio della collaborazione alla pulizia degli ambienti scolastici piuttosto che come già si fa quando i giovani insegnano agli anziani l’uso delle nuove tecnologie) sino a ben oltre l’età del “pensionamento”, è un elemento fondamentale della trasformazione culturale indispensabile per l’attuazione della Società della Cura (cfr. modello Tassazione del Tempo in “L’altra Via” di Francesco Gesualdi).
Per comprendere quanto sia distorto l’attuale sistema sociale e culturale si pensi all’impegno chiesto ai ragazzi in termini di alternanza scuola lavoro e non di volontariato sociale ed ambientale.
Tempi e modi della realizzazione di questo istituto dovranno essere valutati con un processo democratico collaborativo e partecipato che si sviluppi all’interno delle comunità locali (di vario livello in relazione con i beni/servizi in questione), che definiranno finalità ed obiettivi del lavoro svolto da tutti durante il proprio contributo al Servizio Civile. Alle istituzioni nazionali resterà, in materia, un ruolo di controllo e coordinamento e -se necessario- di utilizzo di una piccola parte di tali “risorse umane” per finalità sovralocali.
Ovviamente le attività e le produzioni realizzate con il Servizio Civile dovranno prioritariamente essere indirizzate verso la tutela, la gestione e la manutenzione dei Beni Comuni (materiali ed immateriali) ed al sostegno alla realizzazione ed erogazione dei servizi universali (vedi Ristrutturazione Sistema Fiscale) da parte delle istituzioni preposte alla loro erogazione che in questo modo potranno necessitare di risorse economiche e finanziarie minori.
Ma la Società della Cura non si costruisce solo modificando il sistema economico-produttivo, ma soprattutto modificando gli stili di vita e le abitudini di ciascuno.
Insomma non si tratta di modificare il sistema economico per costruire la nuova società ma, al contrario di costruire la nuova società e, come conseguenza, dotarla del sistema economico di cui necessita.
E per far questo occorre lavorare impegnarsi per un cambiamento culturale profondo che attraversi gli elementi più basilari dell’esistenza di ognuno.
Proponiamo quindi, come terza priorità, di concentrare gli sforzi sul tema dell’Alimentazione.
Alimentazione
Viviamo un momento storico in cui una nuova pianificazione delle nostre scelte individuali e di gruppo è ancor più fondamentale. Ogni giorno ci si pone davanti una scelta. Mangiare in modo etico o far finta di non sapere.
Far finta di non sapere che l’agricoltura chimica è una delle più grandi piaghe sanitarie, sociali e ambientali della nostra società. Tra impoverimento dei suoli delle nostre terre, desertificazione, inquinamento dell’aria e delle falde acquifere. E anche malattie. Sono 200.000 i morti all’anno a causa di pesticidi, per lo più nei paesi in via di sviluppo (Onu per il diritto al cibo, 2017).
Far finta di non sapere che per produrre 1 kg di carne di bue da allevamento intensivo viene torturato in modo atroce un animale, e che occorrono 15.000 litri d’acqua (Unesco) per la sua produzione. Distogliere lo sguardo quando questa carne che deriva dal maltrattamento viene gettata via. Ben 1/3 della sua produzione viene sprecata. Animali uccisi inutilmente che diventano rifiuti.
Non ricordarsi che se un frutto viene dall’altra parte del mondo ha un bassissimo contenuto nutrizionale, e quindi è abbastanza inutile mangiarlo, inquina e ha (con molta probabilità) sfruttato le popolazione più povere. E se la scusa è che la banana contiene potassio, guardare gli indicatori nutrizionale per capire che i kiwi nostrani ne contengono molto di più.
Qui di seguito alcune proposte operative immediatamente “cantierizzabili”
Spinta e supporto alla creazione e alla diffusione dei nuovi modelli di produzione e fruizione del cibo etico, a basso impatto ambientale e solidale. Azioni per determinare effetti virtuosi grazie alla diffusione di un’economia solidale ed equa: contrasto ai cambiamenti climatici, sicurezza alimentare, rafforzamento delle economie locali, riqualificazione dei suoli e soprattutto una sovranità alimentare.
Alla produzione intensiva, all'agricoltura intensiva, all'allevamento intensivo, in cui la quantità la fa da padrone a discapito della qualità e della biodiversità, si stanno contrapponendo con forza gioiosa sempre più realtà resilienti e resistenti, che testimoniano come una produzione etica e un’agricoltura rispettosa della terra e della vita possa divenire punto di incontro e di ri-partenza per un cambiamento tangibile: mercati rionali e contadini, rete “terra/TERRA” e Genuino Clandestino, Gruppi di Acquisto Solidali, Food Coop, C.S.A. (Comunità a supporto dell'Agricoltura), Botteghe dello sfuso, Commercio equo e solidale.
Azione da parte delle istituzioni e delle reti per la sensibilizzazione verso una maggior consapevolezza di ciò che mettiamo nel mettiamo sia a livello di salute e miglioramento del sistema immunitario umano sia per salute della terra e dei suoi ecosistemi.
Diffusione anche nelle fasce di popolazione meno informate di informazioni a un cibo sano e naturale, di stagione, a km zero, con pochi imballaggi, che non contiene pesticidi, additivi di sintesi e sostanze cancerogene, in cui il “Cliente” diventa il “ConsumatTore”, capace di scegliere in modo critico quello che mette nella borsa della spesa.
Sostegno economico e sovvenzioni all’agricoltura naturale a basso impatto ambientale che riscopre la coltivazioni con semi antichi: un patrimonio di benessere da preservare di indipendenza dalle multinazionali che impongono sementi e pesticidi.
Implementazione di nuovi terreni da adibire a orti comunitari.
La coscienza di ogni passaggio dalla produzione all’acquisto, scegliendo filiere etiche a km0 che passano attraverso Gruppi di Acquisto Solidali, mercati biologici e contadini, supporto a progetti di prefinanziamento di filiere etiche, piccoli commercianti, è solo l'inizio. Possiamo essere ancor più autosufficienti. Coltivare e prendere in gestione un piccolo orto, autoprodurre, è un'altra possibilità. Anche le culture locali, i sistemi di conoscenze tradizionali, le relazioni sociali e l’idea stessa di comunità possono rinascere attorno a un pezzetto di terra coltivato con amore.
Nota Conclusiva: altre azioni dovranno essere intraprese per perseguire l’obiettivo di trasformare la nostra società nella direzione auspicata, senza le quali quelle su indicate non possono essere implementate efficacemente. Ad esempio la strutturale revisione del sistema formativo, la rinegoziazione del debito pubblico, la reimpostazione delle relazioni industriali su basi completamente diverse, ecc… Abbiamo scelto queste volutamente perchè piuttosto “dirompenti” rispetto a quelle tipicamente, e settorialmente, considerate prioritarie. Insomma: questa società va rivoltata completamente e contemporaneamente in numerosi (praticamente tutti) gli aspetti e valori sociali ed economici su cui si fonda.