Consci del numero di proposte e documenti che la Società della Cura dovrà analizzare ed elaborare abbiamo deciso elaborare una breve sintesi di alcuni argomenti del più ampio Next Generation EU. Proprio per questo motivo, per supportare il percorso della Società della Cura sul versante dei contenuti ci limiteremo soffermarci su due ambiti tematici: l’agricoltura e l’educazione. Quest’ultime tematiche caratterizzano l’azione di MAIS, in Italia e all’estero da ormai trent’anni, saranno anche due argomenti chiave del Recovery and Resilience Facility che garantiranno la sostenibilità a lunga dell’Italia. Dall’altra parte le criticità emerse da più orizzonti indicano, che i criteri di resilienza e sostenibilità a lungo termine dei progetti presentati rischiano di non rispondere alle indicazioni della Commissione Europea.
Come già evidenziato per limitare il lavoro di sintesi delle Segreteria ci limiteremo a seguire il metodo dell’analisi SWOT sia per lo sviluppo rurale sia per la povertà educativa. Questi punti si intersecano con il più vasto tema dell’agricoltura e dell’educazione e con il lavoro di MAIS a livello internazionale e nazionale. Parallelamente, le nostre osservazioni si fanno forza per la partecipazione di MAIS a diverse reti di secondo livello come: il Comitato dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, la Rete Italiana Politiche del Cibo, la Rete Food Policy Roma e Rete Semi Rurali. Inoltre, per dare uno spessore al lavoro pratico svolto nel corso dei 30 anni di MAIS, abbiamo deciso di affiancare delle note bibliografiche che possono essere approfondite in qualsiasi sede.
1.Agricoltura e sviluppo rurale
Premessa
Dai dati della direzione generale bilancio della Commissione europea dalla quale emerge che tra il 2021 e il 2027 l’Italia avrà a disposizione circa 38,7 miliardi di fondi europei per co-finanziare le sue politiche agricole. Di questi, 25,4 miliardi per i pagamenti diretti, 10,7 per lo sviluppo rurale (9,8 miliardi dal bilancio e 925 milioni dal Recovery Fund), 2,3 miliardi per i programmi vino, 242 per l’olio d’oliva e 36 milioni per il miele1.
Criticità Poca capacità di spesa e di programmazione da parte delle P.A centrali e locali2. Questa criticità può essere superata con: corsi di formazione, assunzione del personale ad hoc, ma soprattutto partnership con la società civile. L’implementazione del percorso di partnership tra pubblico e privato era già stata normata con la legge 125 del 20143 che disciplina la cooperazione internazionale allo sviluppo e che recepisce le norme europee.
Opportunità: I fondi dello sviluppo rurale servirebbero per colmare il gap infrastrutturale e collegare i piccoli produttori ai mercati locali (come espresso della Dichiarazione dei Diritti dei Contadini delle Nazioni Unite)4 accrescendo la biodiversità e sviluppo economico dei territori. Inoltre, puntare sullo sviluppo rurale vuol dire favorire la rinascita delle zone periurbane e rurali permettendo di ridurre il numero delle esportazioni a favore di una sufficienza agroalimentare. Le grosse oscillazioni del mercato ortofrutticolo durante l’emergenza Covid-19 raccolte dall’Ismea5 fanno emergere la fragilità dipendenza delle importazioni per garantire l’accesso al mercato di specifici prodotti che possono subire danneggiamenti delle gelate tardive e dai cambiamenti climatici repentini.
Punti di forza: Occasione per superare lo storico squilibrio nei fondi europei assegnati al settore primario con l’Italia che è superata da Francia, Germania e Spagna, nonostante sia il primo Paese europeo per valore aggiunto, numero di imprese agricole e qualità delle produzioni con 305 specialità a denominazione di origine riconosciute a livello comunitario e il primato nelle aziende biologiche.
Minacce: Come sottolineato dal sito Corporate Europe6, il rischio è che fondi non vengano indirizzati a uno sviluppo locale, ma come nella ricerca, ai gruppi più importanti del settore: primario, secondario e terziario. Infatti, per più di 15 anni, i gruppi di pressione dell'industria sono riusciti a convincere la Commissione europea a lasciare che il settore privato decida come utilizzare importi molto elevati di finanziamenti pubblici per la ricerca attraverso partenariati pubblico-privato di ricerca e innovazione. Ad esempio, sono sette le imprese comuni finanziate tra il 2014 e il 2020, con oltre 7 miliardi di euro pagati dai contribuenti.
1.2 Educazione e Povertà educativa
Premessa
La condizione di povertà educativa dipende fortemente dalle misure in Italia condizione lavorativa e dalla posizione professionale della persona di riferimento: 8,8% nelle famiglie se la persona di riferimento è occupata e 22,5% se non lo è. Dipende anche dalla residenza (maggiore nelle aree metropolitane e nei comuni più grandi, rispetto agli abitati più piccoli) e soprattutto dall’area geografica e dalla cittadinanza delle famiglie con minorenni: l’incidenza è quadrupla per quelle di soli stranieri (31%) rispetto a quelle di soli italiani (7,7%)7.
Criticità: La quota di Early School Leavers (ESL) in Italia è ad oggi pari al 14,5%8, un dato ancora lontano dalla media europea (10,6%) e dagli obiettivi della strategia Europa 2020 (Commissione Europea), in cui viene richiesta la diminuzione del tasso di abbandono scolastico sotto la soglia del 10% entro il 20209. La transizione tra i cicli di istruzione si conferma come una fase estremamente delicata: escludendo coloro che hanno scelto di iscriversi a corsi regionali di Formazione Professionale nelle regioni che hanno aderito al sistema di iscrizioni on-line ai corsi Ie FP per l’anno scolastico 2017/2018, un sistema che, come ricordato anche nei precedenti Rapporti CRC10, va rafforzato per garantire delle carriere formative di qualità anche nell’ottica di contrasto alla dispersione scolastica nell’istruzione secondaria superiore, nel passaggio alla scuola secondaria di II grado la quota di ragazzi che lasciano il sistema scolastico tocca l’1,45%, ovvero più di 8.000 adolescenti. In cui molti di questi sono figli di migranti di seconda generazione.
Opportunità: Come richiamato dal Comitato ONU, il Gruppo CRC raccomanda Al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di accelerare l’integrazione dell’anagrafe nazionale e delle anagrafi regionali; di utilizzare un approccio basato sui diritti umani per l’intero sistema scolastico che sia maggiormente inclusivo dei minorenni appartenenti a minoranze e dei minorenni migranti; di attuare in modo efficace la Strategia nazionale di inclusione di Rom, Sinti e Camminanti 2012-2020.
Punti di forza: Per quanto riguarda i servizi educativi per l’infanzia, sono aumentati ma devono essere potenziati, nell’anno educativo 2016/17 i posti offerti coprono il 24% della popolazione in età scolare, con un aumento del 1,2% rispetto al 2014. Questo aumento non riesce a compensare il grande divario che oppone le aree del Nord e del Centro alle aree meridionali: nelle prime si sfiora l’obiettivo del 33% fissato dalla Commissione Europea (Nord-Ovest 28,2%, Nord-Est 31,6%, Centro 31,7%), anche superandolo in alcune regioni (Valle d’Aosta 44,7%, Umbria 41%, Emilia-Romagna 37,1%, P.A. Trento 36,5%, Toscana 35,2%). Invece, nel Sud sono disponibili posti solo per l’11,5% dei bambini in età e nelle Isole per il 13,7%)11.
Minacce: Il gruppo di lavoro CRC ha evidenziato come le minacce si celano non solo nell’evidente scarsità di risorse, ma anche nella lentezza a sviluppare linee guida e raccomandazioni già esistenti. Infatti, nel 2019 citando l’esempio del cyberbullismo, è stato sollecitato il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che i documenti attuativi, le linee di orientamento del tavolo e la formazione del personale docente tengano conto del nesso tra bullismo e cyberbullismo. Inoltre, al Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, è stato richiesto dal gruppo CRC l’attivazione di un sistema efficace di coordinamento delle azioni di prevenzione e contrasto e di monitoraggio del fenomeno, con una chiara, permanente ed adeguata organizzazione anche a livello territoriale che permetta un lavoro sinergico tra Osservatori regionali, CTS (Centri Territoriali di Supporto degli Uffici Scolastici Regionali), USR, enti del Terzo Settore e del privato sociale, scuole e altre istituzioni competenti.