LABORATORIO ECOFEMMINISTE E SOSTENIBILITA' #DALLA STESSA PARTE




Vorremmo spiegare chi siamo e il perché della nostra partecipazione diffusa a questa giornata. Abbiamo deciso di lavorare insieme nel Laboratorio “ecofemministe e sostenibilità” di #dallastessaparte, incontrandoci alla fine della prima fase della pandemia, quando noi donne ci siamo spese, senza risparmiarci, nel lavoro di cura in sanità, nelle Rsa, nell’assistenza, nel volontariato, nelle nostre case senza dispositivi di protezione, non retribuite, sottopagate e precarie, coprendo con la nostra fatica le carenze  dello stato, i tagli indiscriminati della sanità e nei servizi, e il non rispetto degli obblighi di chi era preposto a fare un piano rispetto alle pandemie. Invisibili perché la scena era, ed è, totalmente occupata da politici e loro esperti maschi, in perenne competizione e confusione. In questa pandemia il re è nudo, lo sviluppo insostenibile e le catastrofi ambientali e climatiche strettamente collegate. Da subito abbiamo posto la necessità improrogabile di un cambio di paradigma affermando quello di cui siamo esperte: la cura di chi ha bisogno, dell’ecosistema, della madre terra e delle specie che la abitano. Molte di noi hanno già aderito individualmente alla Società della Cura, fuori dall’economia del profitto, sperando in un confronto serrato mentre ci mobilitiamo verso questo cambiamento che ormai non può più essere rimandato. Per questo oggi con queste nostre priorità apriamo il confronto e partecipiamo alla giornata del 21 novembre con un documento elaborato in una visione condivisa tra Nord e Sud del Paese.


LAURA CIMA coordinatrice Laboratorio


PARTIRE DAL  NOSTRO TERRITORIO FERITO.

E’ in tutta evidenza il tempo di emergenze, ambientali, sanitarie, sociali, umanitarie.

Scrive Arundhati Roy, scrittrice e attivista indiana, con esemplare chiarezza nella prefazione al suo libro “Il mio cuore sedizioso” : “..Con le sue guerre gratuite e l’avidità che autorizza, il capitalismo ha messo a rischio la vita del pianeta e l’ha riempito di rifugiati. Ha provocato più danni al nostro mondo da cent’anni a questa parte, o giù di lì, di quanti ne abbia subiti la Terra negli innumerevoli millenni che l’hanno preceduto. Nell’ultimo trentennio l’entità del problema ha conosciuto un’accelerazione esponenziale. Il WWF riporta che la popolazione di vertebrati -mammiferi, uccelli, pesci, anfibi e rettili- è diminuita del 60% negli ultimi quarant’anni. Ci siamo condannati ad un’era di catastrofi repentine: incendi incontrollabili e strane bufere, terremoti e alluvioni improvvise…...I prossimi trent’anni saranno diversi da qualsiasi altro periodo la nostra specie abbia attraversato. Per prepararci a quanto ci aspetta, per attrezzarci di strumenti con cui pensare l’impensabile, le vecchie idee -che vengano da sinistra, da destra o dallo spettro di posizioni intermedie- non serviranno.”

Dopo i disastri che decenni di interventi distruttivi dell’uomo hanno provocato sull’ambiente vasto e nei singoli territori, diventa prioritario ora pensare ad un nuovo modo di abitare il mondo, di utilizzarne le risorse, nuove regole di convivenza.

Una vera inversione di rotta che deve portare a modificare modelli comportamentali, culturali, sociali, economici, industriali in senso ecologico.

E’ anche una questione di giustizia, democrazia e uguaglianza.


Difendere i territori e le popolazioni dalla violenza di un nuovo sfruttamento significa anche prevenzione delle calamità e dei disastri ambientali a cui assistiamo con troppa frequenza.

Gli ultimi anni hanno messo in evidenza l’intensificarsi di fenomeni estremi anche in Italia: alluvioni, mareggiate, trombe d’aria, frane...

Proprio lì, dove noi abitiamo può essere un luogo di catastrofe.

Siamo convinte che una seria e programmata politica incentrata sulla cura e la manutenzione dell’esistente, la salvaguardia della bellezza e della ricchezza del paesaggio naturale, del nostro patrimonio storico, artistico, culturale oltre a creare lavoro, soprattutto per le donne e i giovani, qualifichi il nostro territorio e la sua capacità di accoglienza.

Ne sentiamo particolarmente l’esigenza quando eventi climatici importanti mettono a dura prova le fragilità complessive dei nostri corpi e della nostra terra. E tutto il territorio italiano diventa testimone di questa devastazione, dai centri storici, alle coste e ai fiumi (cementificati), ai centri urbani moderni, alla montagna...come succede sempre più spesso!

Sono davvero priorità ineludibili per tutti e tutte: la cura, la messa in sicurezza, la manutenzione, la protezione delle persone e dei territori, il contrasto al dissesto idrogeologico sulle coste e nell’interno, la difesa delle spiagge e degli arenili, la riqualificazione urbana a partire dagli edifici pubblici, scolastici e residenziali, la modernizzazione delle infrastrutture di mobilità pubblica ora inefficiente, i collegamenti tra Regioni e con gli altri Paesi sono ambiti importanti per la creazione di qualità di vita e di lavoro.

Basta “grandi opere” inutili per le comunità, invasive per l’ambiente, colpevolmente onerose.


UNA GRANDE OPERA PUBBLICA DI “RICUCITURA” DA NORD A SUD, in una dimensione dall’accezione ampia ed inclusiva, deve essere la prima per importanza da attuare con il NEXT GENERATION EU: un’opera capillare che può dare risultati occupazionali in molteplici settori anche ad alta occupazione femminile nel segno della qualità e dell’esperienza, per ri/costruire una comunità paritaria, solidale, integrata, partecipe delle scelte che la coinvolgono, con la imprescindibile attenzione al benessere fisico e sociale di tutte le persone, di tutte le età.

Il territorio è risorsa da valorizzare e non da consumare senza fine per attività speculative, che ora rischiano di aggredire ulteriormente e privatizzare aree di grande fruibilità e riconoscibilità storica in molti contesti, senza una condivisione circa il reale interesse pubblico e senza una giusta valutazione dei costi sociali, di quanto sarebbe veramente necessario per la vivibilità dei luoghi in termini di servizi ai cittadini e alle cittadine per esempio.

Per pensare e realizzare un nuovo modo di abitare il mondo e di valorizzarne le risorse è necessaria anche una “nuova” educazione che, a partire dalla prima infanzia, alimenti relazioni di rispetto e di convivenza con tutti gli esseri viventi, perché noi siamo parte di una delicata rete di connessioni con tutti i biomi che ci ospitano.

Come donne e femministe è necessario fare sentire la nostra voce, essere protagoniste di questa “rivoluzione” dallo sguardo lungo: la sostenibilità e la vita nel nostro territorio e nel nostro contesto urbano, sociale, relazionale, economico ci devono interessare e dobbiamo “dire la nostra”, preparandoci alle grandi trasformazioni dei prossimi decenni.

Incalzare, proporre, intervenire nei processi decisori e in tutte le sedi per pretendere interventi seri e definitivi che possono generare lavoro e dare le giuste garanzie di rispetto delle persone e dei beni comuni, senza depredarli né tanto meno deturparli.

Delineare nuovi stili di vita e nuove pratiche politiche, rispetto dei bisogni e delle differenze, armonia tra comunità (grandi e piccole) e ambiente, benessere nelle relazioni tra persone contro ogni arroganza e violenza.

Ripensare le priorità degli investimenti, dell’economia, dell’organizzazione sociale e territoriale, controllarne con forza e determinazione i processi.

"Partecipare per cambiare la visione”: mettere al centro la cura delle persone e dell’intero ecosistema, assumere la responsabilità di creare e valorizzare bellezza e giustizia, condizione e specchio di benessere civile e morale e motore principale di un nuovo equilibrio sociale.


DANIELA CASSINI (SANREMO, LIGURIA) e ELIANA RASERA (CATANIA, SICILIA)


GRUPPO ECOFEMMINISTE E SOSTENIBILITA’  #dallastessaparte

ecofemministe@gmail.com

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